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Sanremo 2023 e la strategia digitale

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Si è conclusa da poco la 73° edizione del Festival di Sanremo. Quest’anno il Festival della canzone italiana è stato molto digital, non solo per la presenza di Chiara Ferragni, nota influencer, tra i presentatori. Negli ultimi anni si è investito molto nella transmedialità per riuscire a raggiungere pubblici diversi da quelli tradizionali e coinvolgere i giovani.

Facendo una ricerca nelle principali piattaforme social abbiamo trovato un profilo ufficiale della manifestazione in ognuna di esse:

  • Facebook
  • Instagram
  • Twitter
  • Tik Tok

Studiando i contenuti, abbiamo notato che la strategia adottata ha considerato i diversi canali con le proprie specificità e quindi previsto una leggera differenziazione dei post condivisi nelle piattaforme.

Per valutare la presenza digitale del Festival non bisogna limitarsi solo ai social network. Gran parte dei post Facebook, Instagram e Twitter hanno incluso nel copy un link del sito Rai Play, dove poter guardare in diretta le serate o rivederle in differita. O dov’è tuttora possibile rivedere le singole esibizioni degli artisti preferiti. Oltre a questo link è stato indicato quello del sito Rai Play Sound: qui si trovano podcast e trasmissioni radio della Rai.

Nello specifico, i post che contengono questi link nel testo, mostrano parti dell’esibizione di un artista oppure di serate del Festival. Questi contenuti generano curiosità nell’utente e lo indirizzano nei siti RAI per guardare l’esibizione intera oppure ascoltare la canzone preferita.

Quindi i siti web della Rai rappresentano il perno o hub nell’architettura della strategia social.

TWITTER

E’ interessante evidenziare una particolarità: gran parte dei contenuti su Sanremo non sono stati condivisi dall’account ufficiale della manifestazione ma dalle pagine: Rai Radio2, Rai1, RaiPlay, Ufficio Stampa Rai. La pagina del Festival li ha poi ritwittati.

Vi starete chiedendo “Condividere i tweet nella pagina ufficiale non sarebbe stato più semplice?”.

Sì, ma in questo modo si promuovono anche gli altri account RAI.

TIK TOK

In questa piattaforma sono stati condivisi dei contenuti esclusivi. Ciò dimostra la varietà del piano editoriale che presenta delle particolarità in base alla tipologia del canale social.

E Valentina Romani? La conoscete? È una dei giovani attori della serie Rai Mare Fuori“. Lei ha accompagnato i follower della pagina per l’intera durata del Festival con video girati dal balconcino Generali, come lo chiama lei. Da questo terrazzino si vede il teatro Ariston da vicino.

Ogni giorno, prima dell’inizio delle serate, è stato condiviso un video di Valentina per generare interesse. Perché è stata coinvolta? Perché gli utenti di Tik Tok sono in gran parte giovani. E chi meglio di un giovane è in grado di relazionarsi con questo target? Inoltre, con la sua presenza si è voluto promuovere anche la nuova stagione della serie in cui recita: la terza stagione di Mare Fuori, da poco disponibile su RaiPlay. Infatti gli attori del film sono stati invitati sul palco durante una delle ultime serate.

Su Tik Tok, come già scritto, sono stati condivisi dei contenuti speciali: video dove i cantanti hanno risposto a domande personali leggendo delle carte “Memedeus”. Oppure video che mostrano il dietro le quinte del Festival o momenti divertenti delle serate.

INSTAGRAM

L’annuncio dell’apertura della pagina di Amadeus ha sicuramente dato centralità a questo canale: dopo qualche minuto dalla sua creazione, il profilo ha raggiunto i 500.000 follower. Le dirette fatte dal palco durante la trasmissione hanno favorito l’afflusso di traffico nelle pagine Instagram e consentito ai follower di vivere un’esperienza immersiva: l’intreccio tra le dirette tv e Instagram ha avuto anche questa funzione. D’altro canto i social sono gli ambienti della disintermediazione.

E ANCORA

Il ruolo delle pagine di Chiara Ferragni e Gianni Morandi ha avuto un’indubbia rilevanza nel promuovere il Festival e coinvolgere gli utenti. Ovviamente non sono mancati i meme, ed alcuni sono stati mostrati in diretta durante la finale per incentivarne la creazione (I famosi user generatd content).

Fonte “Wired.it”

In Facebook abbiamo trovato un gruppo ufficiale del Festival di Sanremo, creato per condividere i contenuti della pagina ufficiale, monitorare le discussioni e i post generati dagli utenti e fidelizzare. Alcuni post della pagina del Festival hanno richiesto ai follower di compiere delle azioni: commentare scrivendo il titolo delle canzoni preferite, ad esempio. Questo per l’engagement.

Nella condivisione di tutti i contenuti nei diversi canali sono stati utilizzati degli hashtag specifici per generare dei flussi e dei trend.

Infine non dimentichiamo Spotify: già al termine della prima serata, in quest’app era possibile ascoltare le canzoni degli artisti in gara.

UN BREVE COMMENTO

L’architettura della strategia digitale ha considerato tutti i canali social a disposizione e il sito web Rai Play per promuovere il festival e le canzoni tra i vari pubblici. Il coinvolgimento degli utenti, non solo in funzione del voto, è stato un altro obiettivo.

È stata utilizzata una strategia transmediale curata nei minimi dettagli per rendere Sanremo un’esperienza immersiva da far vivere al pubblico.

SANREMO IN NUMERI

La pagina Facebook del Festival di Sanremo ha 1.142.353 follower, un tasso di engagement del 12% e di interazione dello 0,99%. Questi dati riguardano gli ultimi 28 giorni. Sempre in questo periodo di tempo sono stati condivisi 11,6 post al giorno: immagini e video.

Il video dell’esibizione di Mr. Rain durante la prima serata è il post che ha ottenuto il maggior numero di interazioni.

Mentre quello della performance di Marco Mengoni lo segue a ruota.

SANREMO E GOOGLE

Secondo i dati di Google Trend, La keyword “Festival di Sanremo” ha raggiunto il picco di interesse mercoledì 8 febbraio. Le ricerche sono diminuite nei giorni seguenti. L’11 febbraio hanno invece registrato una nuova crescita.

Le regioni dove gli utenti Google hanno dimostrato maggiore interesse sono: Liguria, Piemonte e Abruzzo. Il Trentino Alto Adige si posiziona ultimo in questa classifica.

Chi ha cercato il termine Festival di Sanremo ha cercato anche Blanco, scaletta, Chiara Ferragni, Marco Mengoni e prima serata. Oltre ad aver cercato anche il comune italiano di Sanremo ed altri argomenti.

Le query non si discostano molto da questo elenco di parole. Tra gli argomenti e le query che hanno registrato un’improvvisa impennata nelle ricerche ci sono quelle che contengono la parola Blanco.

Questi dati riguardano gli ultimi 30 giorni.


Alla scoperta del marketing automation

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Un’agenzia di comunicazione o l’ufficio marketing di un’azienda hanno molte attività da svolgere e parte del loro lavoro è dedicato all’elaborazione di strategie e tattiche per comunicare nel modo più efficace. Data questa mole di lavoro, per risparmiare energie e tempo da impiegare nella definizione delle tattiche di marketing oppure nella fase di sviluppo della creatività, la scelta di utilizzare software per il marketing automation è estremamente opportuna.

Cos’è il marketing automation?

Sono delle procedure, dei sistemi che si attivano grazie a dei software che consentono di svolgere con efficienza delle azioni precise. Naturalmente, alla base dell’uso di questa tecnologia, c’è la persona che individua gli obiettivi da perseguire con questi programmi.

Il principio cardine dell’automazione di alcuni processi di marketing è:

“Arrivare al target individuato nel momento giusto con il messaggio più idoneo“.

Il marketing automation può essere applicato all’email marketing, al social media marketing e all’acquisizione e gestione dei lead. Per farlo è importante stabilire un workflow corretto: target, trigger, azioni e risultati.

Quali sono le attività precise alle quali si può applicare l’automation?

  • Lead generation: ottenimento di contatti potenzialmente interessati a diventare clienti.
  • Lead nurturing: attività volte a creare una relazione con i lead attraverso l’invio o la presentazione di contenuti di valore per essi.
  • Lead scoring: consiste nell’assegnare un punteggio ai lead in base al valore che possono avere per l’azienda.
  • Attività di up-selling: finalizzate ad incentivare il cliente ad acquistare un quantitativo di prodotto maggiore rispetto a quanto preventivato.
  • Attività di cross-selling: funzionali ad incentivare il cliente ad acquistare un prodotto complementare.
  • Customer retention e customer loyalty: tecniche adottate per trattenere il cliente e poi fidelizzarlo.

LinkedIn: perché questo social è la miniera d’oro del lavoro

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Lanciato negli Stati Uniti il 5 maggio 2003 e sbarcato in Italia nel 2011, LinkedIn è la piattaforma d’eccellenza per il lavoro. 

Parliamo infatti di un social network di proprietà di Microsoft che permette ai suoi iscritti sia di cercare lavoro, consultando annunci e inviando candidature, sia di trovare personale qualificate per la propria azienda. 

Linkedin viene spesso e volentieri definito come “il social dei professionisti” anche se, al giorno d’oggi, gli utenti che lo popolano fanno parte di tutte le categorie lavorative. 

Si può dire inoltre che questo prezioso strumento, utilizzato specialmente per il personal branding e per il networking personale, abbia abbattuto le barriere stipulando un accordo con la Pubblica Amministrazione italiana. Tra non molto si potrà ricevere una notifica sul proprio profilo quando l’applicazione rileverà un match tra le proprie competenze e quelle richieste dal portale della PA (InPA). 

Ma quindi, come possiamo usare LinkedIn?

Oltre alle classiche regole di base come dover scegliere una foto profilo adatta (in questo caso che trasmetta professionalità), ci sono alcuni accorgimenti utili per far spiccare il proprio profilo tra gli altri. 

Innanzitutto bisogna tenere a mente che LinkedIn è un “professional network”. Ciò significa che servirà principalmente per esternare la propria “identità professionale”, vi consigliamo perciò di trasformare l’headline del vostro profilo in qualcosa di molto più di una semplice job title, descrivendo cosa siete e non semplicemente cosa fate.

Anche il summary in questo caso dev’essere fatto ah-hoc e trasformato in una storia. Il nostro consiglio è quello di seguire la formula di Laszlo Bock che permette di esporre il risultato, inserendo dati e riferimenti che provino la veridicità di ciò che viene scritto.

LinkedIn serve per il lavoro ma bisogna tenere a mente che in quanto social, connette persone. In questo caso sarà necessario creare nel tempo una rete di contatti coerenti con la propria figura e riuscire a mantenere i rapporti nel tempo interagendo con i propri “collegamenti”. 

Ultimo ma non per importanza, LinkedIn consente di trovare opportunità lavorative. Non si deve aver paura di mettere in mostra i certificati o gli attestati conseguiti e i corsi seguiti, così come bisogna iniziare a vedere di buon occhio le raccomandazioni e le referenze che possediamo.

E le aziende?

Avere una pagina aziendale su LinkedIn può fare la differenza e crearla è completamente gratuito. 

Sulle pagine è possibile svolgere semplici azioni come condividere post e articoli, pubblicare annunci di lavoro per gestire efficientemente le attività di ricerca del personale, ma non è finita qui.

Innanzitutto ricordiamo che è necessario possedere una pagina per intraprendere azioni sponsorizzate (come ad esempio immagini, annunci di testo o messaggi), e questa può essere la base di partenza per creare pagine vetrina o pagine evento. 

Per un’impresa, LinkedIn può rappresentare una risorsa perché dà la possibilità di iniziare attività di Social Selling, ossia lo sfruttamento delle relazioni della propria rete a scopo commerciale.


Per concludere, questo social network, se usato nel modo corretto, può diventare sinonimo di employer branding. Si può valorizzare così la propria azienda grazie ai dipendenti che ne diventano quasi “ambassador” e rendere la sua immagine accattivante agli occhi degli utenti.

Marketing relazionale: un cambiamento radicale

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Confrontarsi con una persona empatica e capace di comprendere i bisogni dell’interlocutore è soddisfacente, vero? Quando si dimostra un reale interesse verso qualcuno è più facile instaurare una relazione. Lo stesso vale per il marketing: un’azienda che mette il cliente al centro ha sicuramente maggiori probabilità di conquistarlo rispetto ad un’altra che invece si concentra unicamente sulla promozione dei prodotti offerti sul mercato. Questo è il significato del concetto di marketing relazionale. 

Scegliendo altre parole, si può descrivere il marketing relazionale come quell’insieme di attività svolte da un’azienda per sviluppare relazioni qualitative con un cliente al fine di fidelizzarlo. Naturalmente per farlo è necessario basarsi sui suoi bisogni, prevedendoli in anticipo se possibile. In quest’ambito il focus delle aziende viene posto sulla persona: infatti non si parla di B2B o di B2C ma di H2H, cioè human to human.

Il cliente comanda!

Le origini di questa strategia risalgono ad un periodo storico ben preciso: il post 1929. Negli anni successivi alla grande depressione anche il mondo del marketing si interrogò su come ripartire ed un grande esperto chiamato John Benson evidenziò la necessità di concentrarsi su ciò che il cliente desidera.  

“Forse d’ora innanzi dovremo usare meno il nostro ingegno per campagne fantasiose e più per riuscire a capire davvero ciò che la gente vuole. Il Cliente comanda!”.

Queste sono le parole pronunciate da Benson in persona. Per ricostruire la fiducia venuta a mancare a causa del perdurare della crisi era necessario ripartire dai bisogni delle persone, quindi diventava strategico far vivere loro un’esperienza soddisfacente in tutte le fasi della customer journey.

Marketing relazionale vs marketing transazionale

Qual è la differenza tra il marketing relazionale e quello transazionale? Il secondo è quello classico: ha come obiettivo la massimizzazione delle vendite nel breve termine e si rivolge a un pubblico vasto.

Inoltre il contatto con il cliente si ha prevalentemente in occasione delle vendite. Il marketing relazionale mira a coltivare una relazione nel lungo termine, con il cliente, mediante un’interazione continua per conquistare la sua fiducia. La caratteristica che lo distingue è anche il valore che viene riconosciuto ai bisogni e alle aspettative delle singole persone.

Perchè il marketing relazionale

Secondo uno studio, i clienti fidelizzati possono arrivare a spendere il 40% in più se soddisfatti. Perciò far vivere loro un’esperienza gratificante e personalizzata è la chiave per il successo. C’è un altro vantaggio che deriva dalla felicità del cliente: una persona entusiasta promuoverà il marchio parlando con amici e conoscenti. Così può diventare un vero e proprio testimonial. Questa strategia nel tempo consentirà di creare una community intorno al brand: dettaglio non banale.

3 regole

  • Conoscenza
  • Interesse
  • Fiducia

Questo è il quadro all’interno del quale si sviluppano le relazioni con i clienti e ci vuole del tempo perchè evolvano fino all’ultimo step.

Come fare marketing relazionale?

  • Innanzitutto è necessario definire la customer journey del cliente e delineare il funnel
  • È importante avvalersi di un CRM: Customer Relationship Management
  • Bisogna segmentare la clientela in gruppi omogenei

Lead nurturing e lead scoring

Di cosa parliamo? Il lead nurturing è un processo di marketing automation che consente di inviare messaggi personalizzati ai potenziali clienti, accompagnandoli nel funnel. Questi hanno diversi contenuti: informazioni utili, suggerimenti, sconti e via dicendo. I contenuti variano in base alla fase del percorso del prospect. Il lead nurturing è quindi una metodologia importante per il marketing relazionale.

Anche il lead scoring lo è: grazie a questa tecnica si assegna un punteggio ai prospect in base alle azioni che compiono nel sito, per esempio. Così si quantifica l’interesse che possono avere nell’acquistare un prodotto. Una volta classificati i prospect è possibile raggrupparli per poi contattarli.

Alcuni strumenti del marketing relazionale

  • Social network per condividere contenuti utili e coinvolgenti
  • Newsletter
  • Sondaggi
  • Richiesta feedback
  • Webinar o eventi fisici
  • Servizio clienti

Ora anche tu conosci i segreti del marketing relazionale ed hai imparato che i clienti vanno considerati in primo luogo delle persone. Se vuoi approfondire ulteriormente questo argomento contattaci.

Preparatevi. Il live shopping sta rivoluzionando le vendite online!

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Quando si sosteneva che la pandemia avrebbe prodotto alcune trasformazioni nella società, sicuramente si ha azzeccato questa previsione, se si guarda allo sviluppo del digitale che c’è stato negli ultimi anni. La crisi COVID ha impresso un’accelerazione alla digitalizzazione, e il fenomeno del “Live shopping” rappresenta uno degli effetti.

La chiusura dei negozi e il timore di frequentare luoghi affollati ha favorito lo sviluppo dell’e-commerce in generale e anche una particolare forma di acquisti online che alcuni chiamano “Live streaming shopping” o “Live shopping” oppure “Live e-commerce”. Sono nomi diversi, ma tutti indicano lo stesso fenomeno.

Televendite 4.0?

Ricordate le vecchie televendite? Qualcuno potrebbe dire che il live shopping sia una loro evoluzione. E in parte è vero. Questi show organizzati per vendere rispondono al principio “see now, buy now” e mixano entertainment, shopping e influencer marketing: offrono un’esperienza divertente basata su veri e propri spettacoli. Inoltre, favoriscono l’engagement e la creazione di una relazione con il pubblico.


Un fenomeno che sta travolgendo la Cina

Questo nuovo trend sta impazzendo in Asia. Nel 2020 due terzi dei consumatori cinesi ha affermato di aver acquistato dei prodotti durante una diretta live, e proprio in Cina, il live shopping ha raggiunto il 10% del mercato totale dell’e-commerce. Secondo uno studio pubblicato dal China Internet Network Information Center (CNNIC) sullo sviluppo di internet, nel paese del dragone, gli utenti delle piattaforme di live streaming hanno raggiunto quota 617 milioni alla fine del 2020. Questo dato rappresenta il 62,4% del numero totale di utenti Internet cinesi. Inoltre si prevede che entro il 2023, in Cina, gli acquisti durante le dirette live conteranno quasi il 20% delle vendite al dettaglio. In Europa questo fenomeno è meno sviluppato, ma secondo McKinsey & Company, nei prossimi 5 anni potrebbe avere una crescita analoga a quella appena descritta.

Alle origini del successo

Il successo dello shopping live nasce nel 2016, quando Alibaba lancia la piattaforma Taobao Live. Questa integra all’e-commerce la possibilità di svolgere dirette. Anche Amazon non è rimasta a guardare, infatti ha rilasciato Amazon Live. Ma oltre alle piattaforme di vendita, sono le MCN (Multi-Channel Network) a giocare un ruolo fondamentale in questo settore. Le Multi-Channel Network, dopo averli contrattualizzati, mettono in contatto gli influencer, chiamati KEY (Key opinon leader), con i brand e le piattaforme di live streaming. Una della più importanti è Xinxuan, fondata da Xin Youzhi: un influencer con 87 milioni di followers.


Alcune piattaforme per il live shopping

  • Shoploop di Google
  • Amazon Live
  • Facebook Live
  • Instagram Live
  • Twitter ha cominciato ad ospitare delle dirette
  • Anche TikTok sta investendo in questo settore

Come si svolge una una diretta live?

Durante gli show, gli influencer svolgono delle vere e proprie performance ogni sera per 4 ore: generalmente dalle 20 alle 24, presentando circa 12 prodotti all’ora. Questo è quanto spiega Forbes. McKinsey e Company riportano che durante le dirette, le categorie merceologiche più presenti sono quelle del Fashion (35,6%), Beauty (7,6%) e Food (7,4%).

Grazie alle piattaforme di live e-commerce è possibile interagire con il presentatore direttamente da casa, grazie alla chat, oppure rivolgersi a degli assistenti e acquistare la merce istantaneamente, continuando a seguire lo show. Nel corso degli spettacoli vengono presentate delle promozioni o degli sconti speciali, per chi sta seguendo la diretta dall’inizio, per esempio. Questo format è molto coinvolgente e sfrutta una delle leve della persuasione: il principio di scarsità. Infatti c’è poco tempo per acquistare i prodotti presentati o per beneficiare della promozione, perciò l’ascoltatore avverte un senso di urgenza.

Direzione Europa

Questo fenomeno è quindi importante e ha forti margini di crescita. Di conseguenza non dobbiamo pensare che sia relegato solo all’Asia, perché rappresenta a tutti gli effetti la nuova frontiera dell’e-commerce. L’iResearch Institute, durante un convegno organizzato dall’associazione ChinaEU, ha spiegato che l’Europa entro il 2024 potrebbe “raggiungere circa 160 milioni di utenti di e-commerce in live streaming, di cui circa 100 milioni che potrebbero anche effettuare acquisti mentre guardano le dirette”.


Se siete un’azienda e avete un e-commerce, preparatevi! Il live shopping sta per sbarcare anche qui.

11 regole per una strategia di marketing digitale per Natale

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Avete progettato la vostra strategia per Natale?

Se avete bisogno di un consiglio, questo articolo fa al caso vostro!


Il commercio online continua a crescere

Il mondo digital è sempre più importante per sviluppare il proprio business.

Il COVID ha accelerato la “digitalizzazione” degli italiani, e alcuni comportamenti adottati durante il lockdown sono diventati abitudini consolidate. La pandemia ha dato una grande spinta all’e-commerce e gli effetti si possono ancora vedere. Anzi, la loro intensità è aumentata. In Italia, nel terzo trimestre del 2021 il commercio online è cresciuto del 15% rispetto all’anno precedente, superando la media globale dell’11%. Inoltre, si prevede una crescita ulteriore nel periodo natalizio pari al 7%. Questi sono i dati contenuti nel report trimestrale di Salesforce che studia i trend dello shopping online.

Prendi nota!

Quindi, una strategia di digital marketing è fondamentale per prepararsi allo shopping natalizio e per competere con i colossi dell’e-commerce. Ma da dove iniziare per definirla?

11 semplici regole per preparasi al Natale

Regola numero 1: cominciare con largo anticipo. Novembre è il mese giusto per pensare alle cose da fare per conquistare i clienti. Se negli anni precedenti avete svolto delle campagne, studiate le statistiche e i dati per capire i comportamenti dei consumatori, i gusti e gli orari d’acquisto. Questi possono rappresentare una buona bussola per iniziare a impostare la strategia: in primo luogo individuate il vostro target di riferimento e stabilite degli obiettivi da raggiungere.

Regola numero 2: pensate ad una storia da raccontare. Lo storytelling è uno strumento potente nel marketing. Spiegate chi siete, quali sono i vostri valori, la vostra storia e soprattutto emozionate e siate empatici. Questo non è un bel periodo per molte persone, quindi dimostrate di comprendere la loro situazione.

Regola numero 3: abbellisci il tuo sito e il tuo e-commerce con nuove immagini e contenuti. Il cliente che entra nel sito deve percepire un’atmosfera natalizia. Aggiungi anche un banner nella home page per le nuove offerte. Può essere utile inserire anche un countdown che ricordi quanti giorni mancano al Natale.

Regola numero 4: dopo aver addobbato il tuo sito fai lo stesso con le tue pagine social. In particolare usa delle immagini coordinate con quelle del sito. Ricorda che il sito e i social rappresentano due canali che rispondono ad una stessa strategia di base. Se ce la fai, gira anche un video. Non serve farne uno professionale, basta usare uno smartphone. Questo è il contenuto preferito dai social: circola molto di più e se originale potrebbe diventare virale.

Regola numero 5: pensa ad un’offerta speciale da proporre per Natale. Scegli dei prodotti che possano essere un regalo perfetto e crea una promozione. Se vuoi usa anche una delle leve di persuasione del marketing come la scarsità (Es. Sono disponibili solo 50 pezzi). Oppure le tecniche upselling o cross-selling.

  • Up-selling: al cliente che ha scelto di acquistare un certo prodotto potresti proporre di acquistarne uno migliore con un pop-up.
  • Cross-selling: nel medesimo caso dell’up-selling, potresti consigliere al cliente di acquistare un prodotto supplementare o complementare a quello che ha messo nel carrello virtuale.

Puoi pensare anche a dei pacchetti da proporre applicando degli sconti (compri due e avrai il 30% di sconto sull’importo finale).

Regola numero 6: non è facile scegliere un regalo. Non tutti conoscono i gusti della persona che lo riceverà e più di qualche cliente è indeciso per natura. Per non tralasciare questa categoria, proponi delle gift card di diverso importo. Questo tipo di regalo sarà la salvezza per molti che magari non hanno avuto tempo per decidere cosa comprare ai propri amici e si sono ritrovati a dover acquistare un regalo solo qualche giorno prima di Natale.

Regola numero 7: investi in advertising Google e Facebook/Instagram e considera l’influencer marketing. Una campagna di advertising condotta su Google e sui social può dare ai tuoi prodotti la spinta di cui hanno bisogno. Naturalmente deve essere progettata nei minimi dettagli: target e durata, lancio, veste grafica e copy. Se lo ritieni utile puoi investire anche nell’influencer marketing: un influencer conosciuto ti potrebbe aiutare a lanciare la tua collezione natalizia.

Regola numero 8: sii creativo e generoso. Elabora contenuti creativi per i tuoi social e il sito. Sfrutta il real-time marketing e non essere scontato e noioso. Crea anche un packaging natalizio. Inoltre non dimenticare i tuoi clienti storici: fai loro un regalo, basta un pensiero. Questo permetterà di fidelizzarli.

Regola numero 9: utilizza l’email marketing. Una campagna efficace di email marketing è un’altra freccia a disposizione del tuo arco. Scegli delle grafiche accattivanti, il giusto layout e scrivi un testo persuasivo per convincere i tuoi prospect. Inoltre, pensa ad un oggetto che attiri l’attenzione e ad una CTA (Call to Action) a cui non si possa dire di no.

Regola numero 10: chiarezza e disponibilità. Sii chiaro spiegando i tempi di spedizione della merce e prevedi un servizio di assistenza per non lasciare solo il cliente. Inoltre, diversifica le modalità di pagamento per andare incontro alle esigenze di tutti.

Regola numero 11: valuta se utilizzare WhatsApp Business. Per aggiornare i tuoi clienti sulle offerte o le promozioni in vista del Natale invia un messaggio. È un modo semplice per informare chi è affezionato ai tuoi prodotti.


Che cosa aspetti?

Queste sono 11 semplici regole che ti possono aiutare nell’abbozzare una strategia di marketing digitale per il Natale. Ora non ti resta che metterti alla prova realizzando il tuo piano speciale.

Se vuoi trasformare le 11 regole in un piano formidabile contattaci, anche per fare due parole.


Gaming e marketing. Quello che c’è da sapere

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Uno dei temi che ultimamente vengono trattati spesso nel mondo del marketing è quello del gaming. Il gioco è un mezzo potente per trasmettere valori, comunicare informazioni oppure insegnare modalità di comportamento ad una persona. Infatti molte attività educative rivolte ai bambini si svolgono sotto forma di gioco per favorire l’apprendimento di nozioni o regole divertendosi. Anche noi siamo cresciuti giocando: svolgendo attività ludiche abbiamo vissuto molte esperienze che ci hanno insegnato a rapportarci con i nostri coetanei, a scuola abbiamo imparato molte cose e grazie al gioco ci è capitato di impegnarci in attività che non avevamo voglia di fare.


Il gaming nelle aziende

Il gaming applicato al marketing o al mondo del lavoro più in generale ha delle caratteristiche non molto differenti da quelle del gioco che ha segnato le fasi iniziali della nostra vita e viene utilizzato con diversi scopi: ad esempio, all’interno di un’azienda o di un’organizzazione più generica per trasmettere i valori che la caratterizzano facendo svolgere ai dipendenti o agli associati delle attività ludiche per creare senso di comunità e rafforzare l’identità che distingue l’azienda stessa. Il gioco serve anche per motivare i dipendenti o i membri dell’organizzazione perché raggiungano determinati risultati. Per quanto riguarda questo esempio non è per forza necessario pensare al celebre film “The Wolf of Wall Street”. Infatti, più di qualche impresa di una certa dimensione organizza competizioni per i dipendenti, dividendoli in due squadre, per aumentare il numero di vendite.

Gaming e marketing

Riferendoci, invece, più nello specifico al marketing, bisogna evidenziare che il gaming non è una novità recente. Ricordiamo i concorsi a premi e le iniziative di fidelity: raccolte punti, carte fedeltà e via dicendo, utilizzati per rafforzare il legame con il cliente. Queste modalità di fidelizzazione non bastano più oggi e diventa importante puntare anche sulla sfera digitale.

Tipologie di gaming

Grazie al gaming online è possibile far vivere un’esperienza coinvolgente al consumatore: in questo modo il processo di fidelizzazione ad un brand diventa più efficace e pervasivo. Di fatto il gioco consente di migliorare la customer experience che sappiamo essere fondamentale. Ci sono tre tipologie di gaming marketing:

  • In-game advertising: è una forma di pubblicità indiretta che si basa sull’introduzione di un prodotto all’interno di un gioco. Due esempi sono i cartelloni pubblicitari degli stadi da calcio di FIFA oppure un’ipotetica presenza di una bottiglia Fanta nell’ambiente di un videogioco. Questa tipologia di pubblicità permette di influenzare il giocatore in modo soft e non fastidioso.
  • Around-game advertising: sono le classiche finestre o banner che compaiono durante il periodo di caricamento di un gioco.
  • Advergames: questa pubblicità mixa le tipologie precedenti e consiste in giochi veri e propri, creati per promuovere un brand, che quindi ha un ruolo fondamentale nella trama del gioco stesso. Per esempio, il protagonista potrebbe avere il nome del marchio o lo scopo del gioco potrebbe essere quello di compiere delle azioni che rispondano ai valori che sono alla base del brand.

Il 2020: un anno speciale

Il 2020 è stato un anno favoloso per il settore del gaming: ha registrato ricavi per 175 miliardi di dollari e la presenza di oltre 2,7 miliardi di giocatori nel mondo. Questi sono i dati indicati da un’indagine realizzata da Cross Border Growth Capital. Questo studio pone l’accento anche su un’altra tendenza rappresentata dagli eSports che hanno chiuso il 2020 con circa 1 miliardo di dollari di ricavi. Ma il dato ancora più interessante è che si prevede una crescita di questi fino a 1,6 miliardi di dollari entro il 2024.

Alla scoperta dei gamers

Ma chi sono i gamers? Ora proviamo a fare luce sul loro profilo citando la ricerca “The Gaming Playbook” pubblicata da Global Web Index. Innanzitutto questa indagine dimostra che non c’è stato un boom di nuovi gamers durante la pandemia perché questa categoria è sempre esistita ed è sempre stata più ampia rispetto a quanto immaginato dai brand. Inoltre, è utile spiegare che l’86% degli utenti internet gioca utilizzando qualsiasi dispositivo. Ma qual è il bisogno che spinge i gamers a giocare? Coloro che hanno un’età compresa tra i 16 e i 24 anni sono animati dalla necessità di socializzare con gli amici, mentre la fascia d’età 24-35 dal gusto di partecipare ad una sfida. Un altro dato da citare è la crescita dell’utilizzo dei giochi di simulazione che c’è stata a partire dal 2018 (+24%). Mentre i giochi di strategia sono cresciuti del 15%.

4 esempi di gamification:

  • L’anno scorso Gucci ha lanciato sul mercato una capsule collection green chiamata “Off the grid”. Un’azione della campagna di promozione di questa nuova linea è stata l’introduzione di contenuti personalizzati per la community del gioco The Sims. Gli articoli della nuova collezione sono stati quindi riprodotti nello scenario di questo videogame.
  • In occasione dell’uscita del film 007 Skyfall, Coca-Cola ha ideato un gioco reale mettendo in palio un biglietto per vedere gratuitamente questo film al cinema. Non pensate però che fosse un gioco semplice: infatti per riuscire a vincere il premio bisognava compiere una vera e propria missione da James Bond.
  • Lamborghini entra nel mondo eSport organizzando una competizione virtuale che verrà riproposta anche quest’anno grazie al successo ottenuto l’anno scorso. In questo modo gli appassionati di automobilismo possono vivere l’esperienza di guidare una Lamborghini.
Lamborghini eSport
  • Se foste Lady Gaga come promuovereste il vostro nuovo album? Lei ha pensato di farlo cominciando una collaborazione con Farmville. Nello specifico in questo gioco si poteva trovare un’area dedicata a lei con una fattoria chiamata Gagaville, dove era possibile ascoltare dei brani inediti del suo album “Born in this way”.
GagaVille (screenshot from Facebook)

Tirando le fila, possiamo concludere che il gaming è diventato uno strumento fondamentale per far vivere un’esperienza a 360° al cliente, che spesso unisce la dimensione offline a quella online. Inoltre, abbiamo spiegato che il numero di aziende che investe in questo settore è in continua crescita.

Quindi, se dovete progettare una campagna di marketing moderna e originale che dia un tocco magico al vostro brand dovete assolutamente prendere in considerazione il gaming!