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Rivivere il mito della Caballero

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Ritorno al futuro, in sella ad una Caballero. Questa frase spiega il concetto che Fantic ha esposto ad AERA per la realizzazione di una campagna per il lancio del nuovo modello della celebre motocicletta Caballero. Per chi non conoscesse questa moto iconica, è stata prodotta alla fine degli anni 60, ed ha contribuito a scrivere la storia delle due ruote: è stata acquistata da una generazione intera, ed ha ispirato milioni di giovani. La nuova versione della Caballero è stata prodotta in due varianti ed ha tre cilindrate diverse; il design è stato rinnovato, ed il motore reso più potente.

Il ruolo di AERA

AERA ha individuato due target principali per promuovere il nuovo modello della Caballero: il primo è rappresentato da coloro che avevano acquistato questa moto quando erano giovani, ed il secondo dalle persone potenzialmente interessate ad una motocicletta con quelle caratteristiche e un passato prestigioso.

L’obiettivo previsto dalla strategia è stato far rivivere il mito della Caballero, proiettando il passato nel futuro. Quindi valorizzando le caratteristiche del nuovo modello.

Nello specifico sono state progettate alcune azioni: realizzazione di un sito ad alto impatto emozionale e una brochure.

I contenuti visuali sono stati i protagonisti del sito, e sono stati scelti per riaccendere l’entusiasmo degli amanti della Caballero. Inoltre, è stata prevista una sezione dove vedere le differenti versioni della moto con le caratteristiche tecniche.

Le emozioni hanno avuto un ruolo importante anche nella brochure: la Caballero è stata la prima moto per tanti appassionati, quindi è stato scelto come claim “IT ALL BEGAN WITH A CABALLERO”. I copy e le foto utilizzati sono evocativi per ricordare le prime corse in moto.


Sanremo 2023 e la strategia digitale

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Si è conclusa da poco la 73° edizione del Festival di Sanremo. Quest’anno il Festival della canzone italiana è stato molto digital, non solo per la presenza di Chiara Ferragni, nota influencer, tra i presentatori. Negli ultimi anni si è investito molto nella transmedialità per riuscire a raggiungere pubblici diversi da quelli tradizionali e coinvolgere i giovani.

Facendo una ricerca nelle principali piattaforme social abbiamo trovato un profilo ufficiale della manifestazione in ognuna di esse:

  • Facebook
  • Instagram
  • Twitter
  • Tik Tok

Studiando i contenuti, abbiamo notato che la strategia adottata ha considerato i diversi canali con le proprie specificità e quindi previsto una leggera differenziazione dei post condivisi nelle piattaforme.

Per valutare la presenza digitale del Festival non bisogna limitarsi solo ai social network. Gran parte dei post Facebook, Instagram e Twitter hanno incluso nel copy un link del sito Rai Play, dove poter guardare in diretta le serate o rivederle in differita. O dov’è tuttora possibile rivedere le singole esibizioni degli artisti preferiti. Oltre a questo link è stato indicato quello del sito Rai Play Sound: qui si trovano podcast e trasmissioni radio della Rai.

Nello specifico, i post che contengono questi link nel testo, mostrano parti dell’esibizione di un artista oppure di serate del Festival. Questi contenuti generano curiosità nell’utente e lo indirizzano nei siti RAI per guardare l’esibizione intera oppure ascoltare la canzone preferita.

Quindi i siti web della Rai rappresentano il perno o hub nell’architettura della strategia social.

TWITTER

E’ interessante evidenziare una particolarità: gran parte dei contenuti su Sanremo non sono stati condivisi dall’account ufficiale della manifestazione ma dalle pagine: Rai Radio2, Rai1, RaiPlay, Ufficio Stampa Rai. La pagina del Festival li ha poi ritwittati.

Vi starete chiedendo “Condividere i tweet nella pagina ufficiale non sarebbe stato più semplice?”.

Sì, ma in questo modo si promuovono anche gli altri account RAI.

TIK TOK

In questa piattaforma sono stati condivisi dei contenuti esclusivi. Ciò dimostra la varietà del piano editoriale che presenta delle particolarità in base alla tipologia del canale social.

E Valentina Romani? La conoscete? È una dei giovani attori della serie Rai Mare Fuori“. Lei ha accompagnato i follower della pagina per l’intera durata del Festival con video girati dal balconcino Generali, come lo chiama lei. Da questo terrazzino si vede il teatro Ariston da vicino.

Ogni giorno, prima dell’inizio delle serate, è stato condiviso un video di Valentina per generare interesse. Perché è stata coinvolta? Perché gli utenti di Tik Tok sono in gran parte giovani. E chi meglio di un giovane è in grado di relazionarsi con questo target? Inoltre, con la sua presenza si è voluto promuovere anche la nuova stagione della serie in cui recita: la terza stagione di Mare Fuori, da poco disponibile su RaiPlay. Infatti gli attori del film sono stati invitati sul palco durante una delle ultime serate.

Su Tik Tok, come già scritto, sono stati condivisi dei contenuti speciali: video dove i cantanti hanno risposto a domande personali leggendo delle carte “Memedeus”. Oppure video che mostrano il dietro le quinte del Festival o momenti divertenti delle serate.

INSTAGRAM

L’annuncio dell’apertura della pagina di Amadeus ha sicuramente dato centralità a questo canale: dopo qualche minuto dalla sua creazione, il profilo ha raggiunto i 500.000 follower. Le dirette fatte dal palco durante la trasmissione hanno favorito l’afflusso di traffico nelle pagine Instagram e consentito ai follower di vivere un’esperienza immersiva: l’intreccio tra le dirette tv e Instagram ha avuto anche questa funzione. D’altro canto i social sono gli ambienti della disintermediazione.

E ANCORA

Il ruolo delle pagine di Chiara Ferragni e Gianni Morandi ha avuto un’indubbia rilevanza nel promuovere il Festival e coinvolgere gli utenti. Ovviamente non sono mancati i meme, ed alcuni sono stati mostrati in diretta durante la finale per incentivarne la creazione (I famosi user generatd content).

Fonte “Wired.it”

In Facebook abbiamo trovato un gruppo ufficiale del Festival di Sanremo, creato per condividere i contenuti della pagina ufficiale, monitorare le discussioni e i post generati dagli utenti e fidelizzare. Alcuni post della pagina del Festival hanno richiesto ai follower di compiere delle azioni: commentare scrivendo il titolo delle canzoni preferite, ad esempio. Questo per l’engagement.

Nella condivisione di tutti i contenuti nei diversi canali sono stati utilizzati degli hashtag specifici per generare dei flussi e dei trend.

Infine non dimentichiamo Spotify: già al termine della prima serata, in quest’app era possibile ascoltare le canzoni degli artisti in gara.

UN BREVE COMMENTO

L’architettura della strategia digitale ha considerato tutti i canali social a disposizione e il sito web Rai Play per promuovere il festival e le canzoni tra i vari pubblici. Il coinvolgimento degli utenti, non solo in funzione del voto, è stato un altro obiettivo.

È stata utilizzata una strategia transmediale curata nei minimi dettagli per rendere Sanremo un’esperienza immersiva da far vivere al pubblico.

SANREMO IN NUMERI

La pagina Facebook del Festival di Sanremo ha 1.142.353 follower, un tasso di engagement del 12% e di interazione dello 0,99%. Questi dati riguardano gli ultimi 28 giorni. Sempre in questo periodo di tempo sono stati condivisi 11,6 post al giorno: immagini e video.

Il video dell’esibizione di Mr. Rain durante la prima serata è il post che ha ottenuto il maggior numero di interazioni.

Mentre quello della performance di Marco Mengoni lo segue a ruota.

SANREMO E GOOGLE

Secondo i dati di Google Trend, La keyword “Festival di Sanremo” ha raggiunto il picco di interesse mercoledì 8 febbraio. Le ricerche sono diminuite nei giorni seguenti. L’11 febbraio hanno invece registrato una nuova crescita.

Le regioni dove gli utenti Google hanno dimostrato maggiore interesse sono: Liguria, Piemonte e Abruzzo. Il Trentino Alto Adige si posiziona ultimo in questa classifica.

Chi ha cercato il termine Festival di Sanremo ha cercato anche Blanco, scaletta, Chiara Ferragni, Marco Mengoni e prima serata. Oltre ad aver cercato anche il comune italiano di Sanremo ed altri argomenti.

Le query non si discostano molto da questo elenco di parole. Tra gli argomenti e le query che hanno registrato un’improvvisa impennata nelle ricerche ci sono quelle che contengono la parola Blanco.

Questi dati riguardano gli ultimi 30 giorni.


Alla scoperta del marketing automation

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Un’agenzia di comunicazione o l’ufficio marketing di un’azienda hanno molte attività da svolgere e parte del loro lavoro è dedicato all’elaborazione di strategie e tattiche per comunicare nel modo più efficace. Data questa mole di lavoro, per risparmiare energie e tempo da impiegare nella definizione delle tattiche di marketing oppure nella fase di sviluppo della creatività, la scelta di utilizzare software per il marketing automation è estremamente opportuna.

Cos’è il marketing automation?

Sono delle procedure, dei sistemi che si attivano grazie a dei software che consentono di svolgere con efficienza delle azioni precise. Naturalmente, alla base dell’uso di questa tecnologia, c’è la persona che individua gli obiettivi da perseguire con questi programmi.

Il principio cardine dell’automazione di alcuni processi di marketing è:

“Arrivare al target individuato nel momento giusto con il messaggio più idoneo“.

Il marketing automation può essere applicato all’email marketing, al social media marketing e all’acquisizione e gestione dei lead. Per farlo è importante stabilire un workflow corretto: target, trigger, azioni e risultati.

Quali sono le attività precise alle quali si può applicare l’automation?

  • Lead generation: ottenimento di contatti potenzialmente interessati a diventare clienti.
  • Lead nurturing: attività volte a creare una relazione con i lead attraverso l’invio o la presentazione di contenuti di valore per essi.
  • Lead scoring: consiste nell’assegnare un punteggio ai lead in base al valore che possono avere per l’azienda.
  • Attività di up-selling: finalizzate ad incentivare il cliente ad acquistare un quantitativo di prodotto maggiore rispetto a quanto preventivato.
  • Attività di cross-selling: funzionali ad incentivare il cliente ad acquistare un prodotto complementare.
  • Customer retention e customer loyalty: tecniche adottate per trattenere il cliente e poi fidelizzarlo.

LinkedIn: perché questo social è la miniera d’oro del lavoro

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Lanciato negli Stati Uniti il 5 maggio 2003 e sbarcato in Italia nel 2011, LinkedIn è la piattaforma d’eccellenza per il lavoro. 

Parliamo infatti di un social network di proprietà di Microsoft che permette ai suoi iscritti sia di cercare lavoro, consultando annunci e inviando candidature, sia di trovare personale qualificate per la propria azienda. 

Linkedin viene spesso e volentieri definito come “il social dei professionisti” anche se, al giorno d’oggi, gli utenti che lo popolano fanno parte di tutte le categorie lavorative. 

Si può dire inoltre che questo prezioso strumento, utilizzato specialmente per il personal branding e per il networking personale, abbia abbattuto le barriere stipulando un accordo con la Pubblica Amministrazione italiana. Tra non molto si potrà ricevere una notifica sul proprio profilo quando l’applicazione rileverà un match tra le proprie competenze e quelle richieste dal portale della PA (InPA). 

Ma quindi, come possiamo usare LinkedIn?

Oltre alle classiche regole di base come dover scegliere una foto profilo adatta (in questo caso che trasmetta professionalità), ci sono alcuni accorgimenti utili per far spiccare il proprio profilo tra gli altri. 

Innanzitutto bisogna tenere a mente che LinkedIn è un “professional network”. Ciò significa che servirà principalmente per esternare la propria “identità professionale”, vi consigliamo perciò di trasformare l’headline del vostro profilo in qualcosa di molto più di una semplice job title, descrivendo cosa siete e non semplicemente cosa fate.

Anche il summary in questo caso dev’essere fatto ah-hoc e trasformato in una storia. Il nostro consiglio è quello di seguire la formula di Laszlo Bock che permette di esporre il risultato, inserendo dati e riferimenti che provino la veridicità di ciò che viene scritto.

LinkedIn serve per il lavoro ma bisogna tenere a mente che in quanto social, connette persone. In questo caso sarà necessario creare nel tempo una rete di contatti coerenti con la propria figura e riuscire a mantenere i rapporti nel tempo interagendo con i propri “collegamenti”. 

Ultimo ma non per importanza, LinkedIn consente di trovare opportunità lavorative. Non si deve aver paura di mettere in mostra i certificati o gli attestati conseguiti e i corsi seguiti, così come bisogna iniziare a vedere di buon occhio le raccomandazioni e le referenze che possediamo.

E le aziende?

Avere una pagina aziendale su LinkedIn può fare la differenza e crearla è completamente gratuito. 

Sulle pagine è possibile svolgere semplici azioni come condividere post e articoli, pubblicare annunci di lavoro per gestire efficientemente le attività di ricerca del personale, ma non è finita qui.

Innanzitutto ricordiamo che è necessario possedere una pagina per intraprendere azioni sponsorizzate (come ad esempio immagini, annunci di testo o messaggi), e questa può essere la base di partenza per creare pagine vetrina o pagine evento. 

Per un’impresa, LinkedIn può rappresentare una risorsa perché dà la possibilità di iniziare attività di Social Selling, ossia lo sfruttamento delle relazioni della propria rete a scopo commerciale.


Per concludere, questo social network, se usato nel modo corretto, può diventare sinonimo di employer branding. Si può valorizzare così la propria azienda grazie ai dipendenti che ne diventano quasi “ambassador” e rendere la sua immagine accattivante agli occhi degli utenti.

Un company profile per SEEP

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Una realtà in continua crescita

SEEP è un’azienda innovativa in costante crescita. Nata come realtà familiare, nel tempo è diventata un’azienda strutturata. Opera nel settore dell’edilizia e si occupa di restauri, recuperi, bioedilizia e svolge altre tipologie di interventi.

Presentarsi in modo adeguato

Considerato lo sviluppo, è sorta la necessità di dotarsi di uno strumento adeguato per poter presentare l’azienda ai clienti o agli attori istituzionali in modo efficace. In particolare era necessario riuscire a raccontare l’azienda sotto tutti i punti di vista e mostrare alcuni lavori svolti, valorizzando l’esperienza e la storia di SEEP.

Operazione AERA

Rispondendo a queste esigenze, AERA ha progettato un company profile utilizzando un’impostazione istituzionale: testi e immagini su sfondo bianco, ponendosi l’obiettivo di comunicare l’affidabilità dell’azienda.

Data l’importanza della storia di SEEP e la visione che caratterizza questa realtà, il documento cartaceo realizzato non elenca solo le attività svolte dall’azienda ma ne descrive la storia, spiega i principi che la ispirano e la filosofia.

Una parte del company profile è dedicata all’innovazione: carattere distintivo di SEEP. Inoltre ci sono alcune pagine che sottolineano l’importanza che la formazione continua ha per l’azienda. Infine si evidenzia uno degli aspetti più importanti di questa realtà: il servizio erogato è a 360 gradi. Infatti si occupa anche di sbrigare le faccende burocratiche, che rappresentano un impegno gravoso per le aziende.

Con lo scopo di mostrare quanto già realizzato da SEEP, molte pagine contengono immagini, grandi e chiare. In questo modo il lettore può comprendere facilmente il valore dell’azienda.

Cos’è la Value Proposition, e come si crea

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Con il passare degli anni, è diventato sempre più essenziale per le aziende distinguersi dai competitor. Ad oggi non si mira più a vendere un semplice prodotto, l’obiettivo è avvicinarsi il più possibile al consumatore finale e comunicargli perché ha bisogno del nostro prodotto.

Proprio su questo si basa la Value Proposition, una tecnica logica che permette di comunicare al cliente che ciò che stiamo vendendo soddisfa le sue necessità, reali o ideali, aiutandolo a migliorare la sua vita.

“Perché me piuttosto dei competitor?”

È proprio questa la domanda che dobbiamo porci per riuscire a scrivere una proposta di valore efficace. 

Oltre ad adottare un tone of voice adatto e in linea con il nostro brand, è importante anche strutturare attentamente la proposta. Per lasciare il segno nella mente del possibile acquirente dobbiamo farlo “sentire a casa”, parlando la sua stessa lingua. 

Il linguaggio gioca infatti un ruolo fondamentale, saper scegliere le parole giuste può fare la differenza. 

Come scrivere una buona value proposition?

Gli elementi essenziali sono tre:

  • Titolo: deve colpire al primo colpo chi sta leggendo, incuriosendo e trasmettendo sicurezza. 
  • Sottotitolo: dobbiamo dimostrare di sapere chi siamo, cosa offriamo e quali sono i benefici del nostro prodotto, parlando in modo chiaro e diretto al lettore.
  • Immagine: dev’essere coerente con il testo, con il brand e con il valore comunicato. 

Bisogna ricordare che le immagini, molte volte, hanno un potere comunicativo più potente delle parole. 

Un esempio per capire meglio:

“MailChimp

Send Better Email”

In questo caso, MailChimp, una piattaforma che offre servizi di email marketing, utilizza solo tre parole per far colpo sugli utenti: “invia e-mail migliori”. 

In questo caso specifico è stata messa in atto anche una strategia linguistica detta presupposizione. Leggendo “migliori”, l’utente inizierà a credere involontariamente che fino a quel momento abbia inviato mail banali o nella media, e che MailChimp sia la soluzione per fare un passo avanti.

Ultimo, ma non per importanza, dobbiamo controllare che le informazioni da processare siano, oltre che chiare e dirette, fornite nella giusta quantità. Difatti, nel caso fossero troppe, l’utente potrebbe confondersi e non riuscire a individuare il messaggio che vogliamo comunicare, passando all’opzione successiva senza considerare la nostra. 

Vuoi trovare la Value Proposition perfetta per la tua azienda?

Marketing relazionale: un cambiamento radicale

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Confrontarsi con una persona empatica e capace di comprendere i bisogni dell’interlocutore è soddisfacente, vero? Quando si dimostra un reale interesse verso qualcuno è più facile instaurare una relazione. Lo stesso vale per il marketing: un’azienda che mette il cliente al centro ha sicuramente maggiori probabilità di conquistarlo rispetto ad un’altra che invece si concentra unicamente sulla promozione dei prodotti offerti sul mercato. Questo è il significato del concetto di marketing relazionale. 

Scegliendo altre parole, si può descrivere il marketing relazionale come quell’insieme di attività svolte da un’azienda per sviluppare relazioni qualitative con un cliente al fine di fidelizzarlo. Naturalmente per farlo è necessario basarsi sui suoi bisogni, prevedendoli in anticipo se possibile. In quest’ambito il focus delle aziende viene posto sulla persona: infatti non si parla di B2B o di B2C ma di H2H, cioè human to human.

Il cliente comanda!

Le origini di questa strategia risalgono ad un periodo storico ben preciso: il post 1929. Negli anni successivi alla grande depressione anche il mondo del marketing si interrogò su come ripartire ed un grande esperto chiamato John Benson evidenziò la necessità di concentrarsi su ciò che il cliente desidera.  

“Forse d’ora innanzi dovremo usare meno il nostro ingegno per campagne fantasiose e più per riuscire a capire davvero ciò che la gente vuole. Il Cliente comanda!”.

Queste sono le parole pronunciate da Benson in persona. Per ricostruire la fiducia venuta a mancare a causa del perdurare della crisi era necessario ripartire dai bisogni delle persone, quindi diventava strategico far vivere loro un’esperienza soddisfacente in tutte le fasi della customer journey.

Marketing relazionale vs marketing transazionale

Qual è la differenza tra il marketing relazionale e quello transazionale? Il secondo è quello classico: ha come obiettivo la massimizzazione delle vendite nel breve termine e si rivolge a un pubblico vasto.

Inoltre il contatto con il cliente si ha prevalentemente in occasione delle vendite. Il marketing relazionale mira a coltivare una relazione nel lungo termine, con il cliente, mediante un’interazione continua per conquistare la sua fiducia. La caratteristica che lo distingue è anche il valore che viene riconosciuto ai bisogni e alle aspettative delle singole persone.

Perchè il marketing relazionale

Secondo uno studio, i clienti fidelizzati possono arrivare a spendere il 40% in più se soddisfatti. Perciò far vivere loro un’esperienza gratificante e personalizzata è la chiave per il successo. C’è un altro vantaggio che deriva dalla felicità del cliente: una persona entusiasta promuoverà il marchio parlando con amici e conoscenti. Così può diventare un vero e proprio testimonial. Questa strategia nel tempo consentirà di creare una community intorno al brand: dettaglio non banale.

3 regole

  • Conoscenza
  • Interesse
  • Fiducia

Questo è il quadro all’interno del quale si sviluppano le relazioni con i clienti e ci vuole del tempo perchè evolvano fino all’ultimo step.

Come fare marketing relazionale?

  • Innanzitutto è necessario definire la customer journey del cliente e delineare il funnel
  • È importante avvalersi di un CRM: Customer Relationship Management
  • Bisogna segmentare la clientela in gruppi omogenei

Lead nurturing e lead scoring

Di cosa parliamo? Il lead nurturing è un processo di marketing automation che consente di inviare messaggi personalizzati ai potenziali clienti, accompagnandoli nel funnel. Questi hanno diversi contenuti: informazioni utili, suggerimenti, sconti e via dicendo. I contenuti variano in base alla fase del percorso del prospect. Il lead nurturing è quindi una metodologia importante per il marketing relazionale.

Anche il lead scoring lo è: grazie a questa tecnica si assegna un punteggio ai prospect in base alle azioni che compiono nel sito, per esempio. Così si quantifica l’interesse che possono avere nell’acquistare un prodotto. Una volta classificati i prospect è possibile raggrupparli per poi contattarli.

Alcuni strumenti del marketing relazionale

  • Social network per condividere contenuti utili e coinvolgenti
  • Newsletter
  • Sondaggi
  • Richiesta feedback
  • Webinar o eventi fisici
  • Servizio clienti

Ora anche tu conosci i segreti del marketing relazionale ed hai imparato che i clienti vanno considerati in primo luogo delle persone. Se vuoi approfondire ulteriormente questo argomento contattaci.

Assicurazioni Piovesan: un company profile che comunichi l’identità e il prestigio dell’agenzia

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L’agenzia “Asolo Montebelluna” di Piovesan rappresenta una punto di riferimento nel territorio e non solo: è una delle 10 migliori agenzie Allianz, in Italia. Piovesan Assicurazioni ha origine nel 1971 con Ras, diventata poi Allianz ed ora ha anche il mandato di Helvetia.

Il brand al centro

A seguito di questa novità, Assicurazioni Piovesan decide di cambiare la modalità con cui si propone al pubblico: non più promuovendo prevalentemente i partners Allianz ed Helvetia ma anche comunicando il valore del proprio marchio che racchiude più di 50 anni di storia.

Un company profile per raccontare Piovesan assicurazioni

Per questo abbiamo progettato un company profile che sottolinea i valori dell’agenzia: riconoscimento del valore delle persone, messa al centro delle esigenze del cliente, competenza e impegno. Inoltre promuove il brand Piovesan ponendolo in primo piano, attribuendogli la reale importanza che ha nel settore assicurativo.

Il company profile oltre a descrivere la storia della compagnia Piovesan e presentare i partners, elenca i numeri dell’agenzia e cita le soluzioni per i clienti. Questa brochure vuole essere uno strumento agile da consegnare agli agenti perchè lo utilizzino durante gli incontri con i clienti, per presentare Assicurazioni Piovesan in modo efficace.

I colori utilizzati riprendono quelli del logo Piovesan, mentre la scelta di utilizzare delle foto che ritraggono i volti di diverse persone, ha lo scopo di comunicare l’importanza che la compagnia assicurativa attribuisce alle esigenze dei clienti.


Essere un’azienda B2B e investire in comunicazione: delle buone ragioni per farlo.

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Per le aziende B2B serve investire in comunicazione? Spesso si sente dire che le aziende che operano nel settore business to business non abbiano un particolare bisogno di investire in comunicazione assumendo personale specializzato o collaborando con agenzie. 

Non c’è nulla di più sbagliato. 

Se il target di queste aziende è diverso da quello delle delle aziende B2C non significa che investire nella comunicazione non debba essere una delle priorità.

Certo, per il B2B cambiano le tecniche, le esigenze specifiche, ma la sostanza no.

Quello che le aziende B2B devono sapere

Gli analisti di Gartner Inc hanno fornito alcuni dati che dimostrano che la comunicazione sta assumendo un’importanza crescente per queste imprese: secondo la multinazionale che si occupa di consulenza strategica, entro il 2025 nell’80% dei casi, il modello di comunicazione per le aziende B2B sarà ibrido e vedrà un ruolo centrale del digital e dei social network.  Per questo Rob Sanchez ha commentato così su Forbes “Ecco perché i professionisti del marketing B2B devono comprendere meglio il profilo dei propri acquirenti: oggi l’obiettivo è strutturare una pianificazione che soddisfi nuove specifiche esigenze”.

Invece, una ricerca condotta dalle agenzie Sec Newgate Italia e Cernuto Pizzigoni & Partners, su un campione di 100 aziende B2B impegnate nel settore dell’industria e dei servizi, dimostra che 8 aziende su 10 focalizzeranno la propria comunicazione su digitale, ufficio stampa e lobbying. Per quanto riguarda la prima categoria, tra i social più gettonati compaiono Linkedin (96%) e dopo YouTube e Facebook (70%).

La pandemia globale ha ridotto al lumicino le occasioni di incontro fisico e le fiere ed ha modificato profondamente le abitudini delle imprese: uno studio condotto nel 2020 in Italia da McKinsey su 400 “decision maker” spiega che il 97% delle aziende B2B italiane sarebbe disponibile ad effettuare acquisti utilizzando l’e-commerce, quindi senza incontrare un venditore. Tuttavia, nonostante queste tendenze, i dati raccolti dall’Osservatorio istituito da Marketing Arena con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, spiegano che solo il 25% delle aziende intervistate vende online. C’è quindi uno scollamento tra domanda ed offerta.

Quali obiettivi di comunicazione?

Abbiamo capito che in prospettiva, anzi già adesso, investire in comunicazione è importante per il settore B2B. Ma su questo versante quali sono i principali obiettivi da perseguire per le aziende?

Elenchiamo i principali:

  • Awareness
  • Reputation
  • Thought leadership
  • Lead generation


Utilizzando i diversi canali di comunicazione: dal blog ai social, passando per l’email marketing, una delle priorità è promuovere il proprio marchio: farlo conoscere comunicando i valori ed il beneficio per il pubblico. 

Anche la reputation ha un ruolo fondamentale. Nel B2B la comunicazione non è rivolta agli utilizzatori finali, ma ai manager ed ai dirigenti d’azienda: il processo decisionale per l’acquisto di un prodotto è quindi più complesso e coinvolge diversi attori. Dato questo scenario, la reputazione, ossia dimostrare competenza e conoscenza del proprio settore è quindi importante. 

Linkedin è il social d’eccellenza dei professionisti perciò deve essere utilizzato dalle aziende B2B condividendo contenuti interessanti al fine di dimostrare la propria competenza, la propria bravura. Con un uso efficace di questo social e degli altri, insieme al blog, è possibile anche affermarsi come thought leader: leader di pensiero, punti di riferimento per un settore.

Naturalmente, uno degli scopi principali di ogni strategia di comunicazione è quello di ottenere nuovi contatti: persone interessate ad acquistare i prodotti o i servizi che si offrono sul mercato. Nel mondo digitale ci sono i consumatori finali, ma come loro anche i dirigenti delle aziende. Quindi, riuscire ad essere protagonisti in questa dimensione con tecniche efficaci permette sicuramente di ottenere nuovi contatti e di farsi notare. Non dimentichiamo che negli ultimi anni la qualità della comunicazione è accresciuta: sia dal punto di vista delle grafiche che dei contenuti. Pertanto non essere al passo con questi cambiamenti significa essere percepiti come realtà di serie b, nonostante si realizzino prodotti di ottima qualità.

Comunicare bene, al giorno d’oggi, è importante per tutti.


Un nuovo sito per “THE STAGE”

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Il fascino di ”THE STAGE”

THE STAGE è il ristorante di Replay a Milano: un luogo adatto per ogni momento della giornata, dalla colazione alla cena. Infatti contiene tre locali in uno: bar ( THE STAGE CAFE’), ristorante (THE STAGE DINING) e cocktail bar ( THE STAGE AMERICAN BAR). Entrare in questo ristorante significa vivere un’esperienza speciale: l’arredamento e l’uso del legno lo rendono elegante, esclusivo, unico. Sembra quasi di essere all’interno di una nave appena varata. Qui alta cucina, fascino e piacere si uniscono, in una grande città crocevia di idee e culture. Il locale non è solo affascinante ma anche tecnologico: ospita un executive room; una sala vip dove svolgere incontri riservati. Questa è dotata di tv, schermi Apple, prese e impianto audio Bose.

Un sito internet speciale

Replay aveva bisogno di promuovere questo locale attraverso un nuovo sito moderno e funzionale. Il sito doveva raccontare lo storytelling che il locale propone e la filosofia che interpreta. Inoltre doveva permettere ai clienti di prenotare online e ai gestori dei locali di aggiornare i menù e pubblicizzare gli eventi organizzati all’interno di “THE STAGE”.

La soluzione di AERA

Abbiamo progettato un unico sito web strutturato in tre parti dedicate ai locali di THE STAGE. Il sito, veloce e ad alto impatto visivo, valorizza i tre locali spiegando le loro peculiarità.

È stato realizzato in PHP ed è dotato di un CMS personalizzato. Per far vivere l’atmosfera che caratterizza l’ambiente del ristorante Replay abbiamo utilizzato delle immagini che ben raffigurano THE STAGE e scritto dei copy evocativi.